Isteria verde e femminista

Interessante notare come a Lugano, nel giro di pochi mesi, l’onda verde abbia lasciato spazio a quella femminista. Il tema sembra essere così tanto preponderante, soprattutto per la presidenza luganese del PS, da tacciare l’UDC quale partito maschilista. Care lettrici e cari lettori, dire che un partito è maschilista implica una mancata rappresentatività del gentil sesso nei vari consessi politici: se è vero che chi vi scrive è una donna, la prima accusa è già stata confutata. Senza contare inoltre che per l’UDC in Gran Consiglio siedono altre due esponenti femminili e che alla presidenza della sezione UDC di Lugano c’è stata fino a poco tempo fa una Signora.

Il fatto di insistere su questo concetto denota da parte del PS una visione miope e incapace di concentrarsi su quelli che sono i temi veramente rilevanti e importanti per lo sviluppo, il progresso e il benessere del Paese. Le intenzioni enunciate sono infatti chiare: «Avvicinare la Città di Lugano alla politica ambientalista rossoverde». Ciò che, tradotto più semplicemente, significa tasse aggiuntive senza fornire un’alternativa concreta al cambiamento individuale.

Da ultimo, ma non meno importante, si accusa l’UDC di essere un partito sovranista dando conseguentemente un’accezione negativa al termine. Se è vero che il sovranismo è quella «posizione politica che propugna la difesa o la riconquista delle sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione», allora posso dire con fierezza che l’UDC è un partito sovranista, a difesa della nostra cultura, dei nostri valori e del nostro Paese.

«Il trionfo della demagogia è momentaneo ed effimero, ma le rovine sono eterne» (Charles Péguy)

Raide Bassi, Consigliera comunale 

 

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